Significato veste verde Silvia Romano e cos’è lo Jilbab

Significato veste verde Silvia Romano e cos’è lo Jilbab. Silvia Romano, la ragazza milanese rapita in Kenia lo scorso 20 novembre 2028 è stata liberata ed è tornata a casa, nella sia Milano, riabbracciando famiglia e parenti. Che significato la la veste verde indossata da Silvia una volta atterrata in Italia?

Significato veste verde Silvia Romano e cos’è lo Jilbab

Si chiama jilbab ed è l’abito verde con cui Silvia Romano è scesa dall’aereo all’aeroporto militare di Ciampino dopo essere stata liberata. “Non è un abito religioso ma chiaramente è indossato da donne islamiche”, ha spiegato Freddie del Curatolo, direttore di malindikenya.net. “È un abito più da passeggio. Lo usano molto le tribù al confine tra Kenya e Somalia come gli Orma e i Bravani“, ha aggiunto il giornalista da 15 anni nel Paese africano.

Silvia Romano e veste verde indossata all’arrivo in Italia

In molte trasmissioni televisive si è parlato molto di quella veste verde indossata da Silvia e del suo significato.

l termine jilbab (o jilbaab) si riferisce comunque a un abito lungo a largo indossato da donne musulmane per rispettare il precetto coranico della modestia femminile o della sottomissione all’uomo. (scrive ilfattoquotidiano.it)

Ecco cosa scrive in queste ore il sito Shalom.it

“…Domenico Quirico, l’inviato della Stampa che ha vissuto di persona l’esperienza del sequestro, in quell’abito verde – il colore dell’Islam – che la cooperante «non ha voluto lasciare dietro, c’è il mondo dell’islamismo radicale con i suoi codici le sue parole d’ordine i territori segreti l’incubo dei predicatori che sanno ispirare l’animo alla follia, (ah poveretti, voi non sapete quanto sono abili in questo), la sua manovalanza e suoi gerarchi».”

“Perché la vicenda di Silvia Romano, e il suo esito, danno ad Al Shabaab un riconoscimento fin qui mai ottenuto. L’immagine di una ragazza occidentale, sorridente dopo aver passato 18 mesi in ostaggio, che dichiara di essersi convertita senza costrizione e che anzi fa sapere di essere stata trattata bene dai suoi carcerieri, conferisce al gruppo jihadista somalo una (falsa) immagine quasi compassionevole.”


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